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sabato 29 dicembre 2012

Per una fenomenologia posticcia delle fans caposseliane

    C’era una volta Musico. Andava ai concerti perché se ne intendeva. Gli studi o il talento naturale, cose così. E allora niente, Musico ne capiva di tutta la musica, di tutti gli spartiti, di tutte le note, di tutti i musicisti, i cantautori, i concertisti, i direttori d’orchestra, eccetera eccetera. Conosceva anche tutti gli strumenti, naturalmente, perfino quelli che adesso dovrei cercare il loro nome su Google perché io, invece, non li so. Perciò Musico era dunque un grande intenditore della musica per intero, aveva, come si dice, una visione rotonda e completa del panorama musicale presente, passato e, io lo credo, anche futuro. E andava ai concerti. Molti e differenti. Da solo o con amici. Allora capita che Musico va una sera a sentire Vinicio Capossela. Che poi, tra l’altro, c’era già andato altre volte. Non è tanto che gli fosse scoppiata la passione per il cantautore (che anzi, a essere sincero, lo trovava piuttosto stonato), ma non gli dispiaceva, via. Poi voleva trovare la conferma di certi suoi pensieri circa la singolare genìa delle spettatrici caposseliane[1]. Insomma Musico va, si ascolta il concerto poi, come sua consuetudine (che era anche un discreto dongiovanni, benché intimamente misogino), adocchia una promettente fanciulla.
 
    Le fa: ‹‹Ti è piaciuto?››
    ‹‹Che?››
    ‹‹Il concerto. Ti è piaciuto?››
    Si gira. Lo guarda ora per la prima volta negli occhi. Increspa il sopracciglio. ‹‹S-sì››.
    ‹‹Anche a me!›› (piglio convinto). È carina: gonna lunga e sandaletto ma niente piercing o rasta; quell’incrocio tra figlia dei fiori e ragazza-per-bene che ti fa sperare in un decente proseguo della conversazione. ‹‹È da molto che ascolti Vinicio?›› ‹‹S-sì... abbastanza››. Niente da fare, forse ti sei sbagliato. ‹‹Che ti piace di lui?›› ‹‹È un poeta!›› (quasi trafelata, ma per la prima volta, senza timidezza).

    Eccoci al dunque, il vademecum dei fans di Capossela deve recitarlo alla prima pagina: osannalo in quanto Poeta e Maestro. Evidentemente in pochi si sono poi spinti oltre quella pagina, che una spiegazione più estesa della loro venerazione per il cantautore mica te la sanno dare. ‹‹Cioè?›› Ti guardano allibiti come se steste parlando proprio due lingue diverse e ribadiscono il concetto, a mo’ di tautologia: ‹‹Un poeta!››. Al ché meglio abbandonare il campo, desistere prima di addentrarti in noiose quanto inutili diatribe sul concetto di poesia. Annuisci, ‹‹Certooo! La confusione, sai... un poeta, sicuro!››. Sorridi, giri i tacchi e cambi aria.
 
    Si ripeteva così, stessa trafila, a tutti i concerti caposseliani. Musico si riprometteva ogni volta di non tornarci, o quantomeno di non provarci più con le sue fans.


[1] Ci rendiamo conto dell’assoluta obsolescenza di un concetto quale genìa, o razza, o simili. Ce ne scusiamo, ma queste sono le idee del protagonista di questa storia, non le nostre. D’altra parte anche il termine spettatore, oggi, non si addice tanto alla realtà dei fatti. Meglio fan e, per esser leali nei confronti del nostro amato lettore, parleremo d’ora in poi di fan, appunto.


venerdì 28 dicembre 2012

Corvo

Carissimo corvo,
e così sei nero e torvo,
un po' per stima
un po' per rima.
 
     Eppure ti ricordi, corvo? Eri uccello oracolare all'inizio, caro alle sibille e alle indovine, in tutte le tradizioni profeta e chiaroveggente. Difatti, quando i Greci hanno avuto la meglio nel Mediterraneo, ti hanno agganciato al loro dio premonitore per eccellenza, Apollo. Ma poteva, Il dio del Sole, avere un uccellaccio nero come simbolo e messaggero? Evidente che no. Secondo il mito, eccoti allora un bel piumaggio bianco e candido. Poi è venuto il tempo della tresca di Apollo con la bella Coronide e poi ancora il dio, sempre lui, dovendo assentarsi per un poco, ti ha messo a guardia della fanciulla stessa. Tu l'hai vista fra le braccia di un altro, l'hai rivelato al tuo padrone e ne hai ricevuto in cambio una maledizione: Apollo, per la rabbia, ti ha fatto la tintura e ti sei ritrovato tutto nero. Sei diventato l'uccello del malaugurio, corvo, porti brutte notizie. E c'è niente da dire, la cattiva sorte non fa piacere a nessuno conoscerla, né agli dei né agli uomini (che son poi fatti a loro immagine e somiglianza).
    Tu poi corvo te la vai proprio a cercare. Che oltre che nero, fai anche un verso cacofonico e giri attorno alle carogne e spilucchi gli occhi delle altre bestie. Per non parlare di Esopo, che nella sua favola fai proprio la figura del becco (a voler rimanere in tema di volatili, morali e proverbi). Coi Romani non ti è andata molto meglio, che l'onomatopea del tuo verso, cra cra, è stata associata al cras, al domani, a chi rinvia sempre: sei diventato emblema del pigro e dell'indeciso. Eppure Plinio il Vecchio ti ammirava, forse per la facilità con cui l'uomo ti può addomesticare, se ti cattura giovane, che riesce pure a farti dire alcune parole.
    Anche nella Bibbia, corvo, non ti è andata tanto bene. Sei tra gli animali immondi dei quali è proibito cibarsi, considerato l'antitesi dell'immacolata colomba e un rapace inaffidabile, dopo il tuo disdicevole comportamento con Noè (che non sei più tornato all'arca dopo che ti aveva mandato a controllare il livello delle acque post-diluvio). Nero come il peccato, il tuo cra cra inteso come il costante rinvio del pentimento, il tuo cibo preferito i cadaveri... corvo, non potevi che simboleggiare il peccatore, il maligno, l'eretico. Ma Dio è troppo buono e lascia anche a te una via di scampo. Sono infatti dei corvi quelli che portano cibo ad Elia nel deserto, e sono i tuoi piccoli che gracidano al Cielo per esser sfamati. Allora corvo ecco che rappresenti anche la schiera dei peccatori pentiti e quella dei neo convertiti.
    Ma il riscatto vero e proprio viene dalla mitologia nordica. Qui, per esempio, col tuo volo indichi dove posizionare l'esercito per la vittoria; se segui un guerriero, sei segno di buon auspicio; propizi la fondazione di nuove città. Poi la parte più importante la fai in Svezia, che lì il dio Odino, Signore dei corvi, alle volte assumeva proprio le tue sembianze per mostrarsi in pubblico. Tra l'altro c'è una figura, su un elmo, che c'è proprio Odino che davanti e dietro c'ha un corvo. E quello davanti è Huginn, pensiero, quello dietro la testa di Odino è il corvo Muninn, memoria. E questi due, Huginn e Muninn, volavano tutto il giorno per il mondo e, alla sera, spifferavano tutto a Odino. Si vede, corvo, che ce l'hai un po' nel sangue di fare la spia, che già con Coronide e Apollo... Me poi adesso mi viene in mente di Malefica, la strega della Bella Addormentata, che anche lei c'aveva proprio un corvo che attraverso il suo occhio vedeva tutto quello che succedeva.

    Niente, io alla fine me lo devo chiedere: com'è che così nero, col tuo brutto verso e con tanto che ti mangi le carogne... com'è che sei stato associato a divinità solari e/o così importanti? Com'è che c'hai tutte queste proprietà profetiche? Allora forse, mi son detta, è perché becchi gli occhi delle altre bestie... e invece il tuo occhio vale di più, ci vede meglio, tipo. Poi c'è il fatto che puoi dire delle parole... Oppure è per esorcizzarti, chessò. Dopo devo dire che ho anche letto una roba interessante: che il nero, oltre che delle tenebre e della morte, è pure il colore del ventre materno e della terra che preparano la germinazione. Allora tipo da te può nascere il destino, qualche profezia... Così avrebbe un po' più senso, credo. Comunque me mi sei simpatico, corvo!