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sabato 30 giugno 2012

Secondo incontro: Jerome David Salinger

C'è un'altra voce oggi che proviene dalla pancia del mammifero, e che suona più o meno così:
    Allora la vecchia Phoebe disse qualcosa, ma non riuscii a sentirla. Aveva l’angolo della bocca schiacciato contro il cuscino e non riuscii sentirla.
    – Come? – dissi. – Tira via la bocca di là. Non riesco a sentirti, se tieni la bocca in quel modo.
    – A te non ti piace niente di quello che succede.
    Quando disse così mi fece sentire ancora più depresso.
    – Ma sì che mi piace! Sì che mi piace! Naturale che mi piace. Non dire così. Perché diavolo dici così?
    – Perché non ti piace. Non ti piace nessuna scuola. Non ti piacciono un milione di cose. Non ti piace.
    – Invece sì! Qui hai torto, è proprio qui che hai torto! Perché diavolo devi dire così? – dissi. Ragazzi, quanto mi deprimeva.
    – Perché non ti piace, – disse. – Dinne una.
    – Una? Una cosa che mi piace? – dissi. – D’accordo.
    Il guaio era che non riuscivo a concentrarmi troppo. È difficile concentrarsi, certe volte.
    – Una cosa che mi piace molto, vuoi dire? – le domandai.
   Ma lei non mi rispose. Stava tutta scontorta e capovolta dall’altra parte del letto. A mille miglia di distanza. – Avanti, rispondimi, – dissi. – Una cosa che mi piace molto, o che mi piace soltanto?
    – Che ti piace molto.
    – Benissimo, – dissi. Ma il guaio era che non riuscivo a concentrarmi.
[...]
    – Come? – dissi alla vecchia Phoebe. Mi aveva detto qualcosa, ma non l’avevo sentita.
    – Non riesci a trovare nemmeno una cosa.
    – Ma sì. Ma sì.
    – Be’, allora dilla.
    – Mi piace Allie, – dissi. – E mi piace fare quello che sto facendo adesso. Stare seduto qui con te a parlare, e a pensare alle cose, e…
    – Allie è morto. Dici sempre la stessa cosa! Se uno è morto eccetera eccetera e sta in cielo, non è veramente…
    – Lo so che è morto! Credi che non lo sappia? Ma mi può ancora piacere, no? Non è mica che uno non ti piace più solo perché è morto, Dio santo, specie se è mille volte meglio della gente viva che conosci e compagnia bella.
    La vecchia Phoebe non disse niente. Quando non trova niente da dire, non dice più mezza dannata parola.
    – Ad ogni modo, mi piace ora, – dissi. – Proprio adesso, voglio dire. Stare seduto qui con te a fare quattro chiacchiere e a scherzare...
    – Questa non è una vera cosa!
    – È una vera cosa eccome! Certo che lo è. Perché diavolo non lo è? La gente non crede mai che una cosa sia una vera cosa. Ne ho arcipiene le maledette tasche.
    –Smettila di bestemmiare. Va bene, dimmi qualcos’altro. Dimmi che cosa ti piacerebbe essere. Come uno scienziato. O un avvocato o qualche cosa.
    – Non potrei essere uno scienziato. In scienze sono una schiappa.
    – Be’, un avvocato, come papà e compagnia bella.
    – Gli avvocati sono in gamba, direi, ma non mi attira, – dissi. – Voglio dire, sono in gamba se vanno in giro tutto il tempo a salvare la vita degli innocenti e roba simile, ma se sei avvocato queste cose non le fai. Tutto quello che fai è accumulare soldi giocare a golf giocare a bridge comprare macchine bere martini e aver l’aria dell’alto papavero. E del resto! Anche se te ne vai in giro a salvare la vita della gente e via discorrendo, chi ti dice che lo fai perché vuoi veramente salvare la vita della gente, e non perché in realtà quello che vuoi è soltanto di essere un fenomeno di avvocato, con tutti quanti che ti dànno manate sulla schiena e ti fanno le congratulazioni in tribunale quando il maledetto processo è finito e i giornalisti e tutti quanti, come si vede in quegli sporchi film? Chi ti dice che non sei uno sbruffone? Non lo sapresti mai, ecco il guaio.
    Non sono ben sicuro che la vecchia Phoebe capisse di che diavolo parlavo. Voglio dire, in fondo non è che una bambina e via discorrendo. Però stava a sentire, almeno. Se qualcuno almeno vi sta a sentire non è tanto brutto.
    – Papà ti ammazza. Vedrai che ti ammazza, disse.
    Ma io non la sentivo. Stavo pensando a un’altra cosa – una cosa pazzesca. – Sai cosa mi piacerebbe fare? – dissi. – Sai cosa mi piacerebbe fare? Se potessi fare quell’accidente che mi gira, voglio dire.
    – Cosa? Smettila di bestemmiare.
    – Sai quella canzone che fa ‹‹Se scendi tra i campi di segale, e ti prende al volo qualcuno››? Io vorrei...
    – Dice ‹‹Se scendi tra i campi di segale, e ti viene incontro qualcuno››, – disse la vecchia Phoebe. – È una poesia. Di Robert Burns.
    Lo so che è una poesia di Robert Burns.
    Però aveva ragione lei. Dice proprio ‹‹Se scendi tra i campi di segale, e ti viene incontro qualcuno››. Ma allora non lo sapevo.
    – Credevo che dicesse ‹‹E ti prende al volo qualcuno››, – dissi. – Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzini che fanno una partita in quell’immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c’è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull’orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere dal dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l’acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l’unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia.
J. D. Salinger, Il giovane Holden
 E' buffo, questo passo mi parla di me. Di me seduta in questa balena a parlare con dei morti che sono davvero più interessanti dei vivi. Ridimensiono: di buona parte dei "vivi". Resterebbe poi da chiarirsi sul concetto di vita, quanto mai arbitrario e soggettivo. Vivi e lascia vivere, naturalmente. Ciascuno come crede, purché rispetti le leggi e paghi le tasse, credo. Quando tutto si riduce a questo la storia diventa infinitamente più semplice. Vievere significa fare bene un mestiere: fare bene l'avvocato e lo scienziato, per esempio. Porti a casa un buono stipendio, ti paghi l'abito firmato e le vacanze nelle isole tropicali. Magari ci hai anche dei figli e li mandi alle scuole più prestigiose...
Ma se vivere significasse per qualcuno anche prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere dall'orlo di un dirupo pazzesco? Io credo che sia così. Viviamo così. Tutti in competizione (competizione rigorosamente senza regole: società globale e liberissimo mercato), tutti in corsa, tutti pronti a scannarci...  e prima o poi ci arriveremo all'orlo di quel dirupo... e allora sarà bene che ci sia qualche volenteroso pronto ad acchiapparci al volo. Qualcuno che ci ricordi che la vita non è solo arrivare primi e portare a casa il jackpot. Qualcuno che ci dica di respirare, che si può e si deve rallentre. Rallentare il passo, regolarlo sul ritmo lento del pensiero e dello sguardo. Vedere e non capire. E allora cercare, domandare, trovare le risposte. E poi perderle e ancora cercare. E aspettare e sperimentare l'assenza e capire. Per poi non capire di nuovo. E partire e tornare....


"Canciòn de las simples cosas", trad. in italiano da Vinicio