Io quando compro libri sono felice. Mi
faccio tutto il giro della libreria – anche se so già cosa andrò a comprare,
massimo sono indecisa tra due, tre libri... allora li sfoglio un po’ poi decido...
neanche escluso che li compri tutti e tre... poi insomma purtroppo molto spesso
tutto si riduce all’ampiezza del portafoglio, ovviamente – comunque dicevo che
mi faccio lo stesso il tour completo. Da qualche tempo si parte proprio dalla
vetrina. Voglio vedere se c’è il libraio coraggioso che caccia in bella vista
qualcosa di più dei soliti Mondadori Rizzoli Einaudi e via dicendo. Che poi me
li compro anch’io i Mondadori ecc, però mi prende già un sorriso se dietro il
vetro vedo, per dire, un Minimum fax. Bene allora poi si entra e si fa il giro.
Certe parti con più attenzione, certe altre più veloci. Tipo il settore dei
gialli, per dire, non mi prende tanto. Eh lo so, devo fare la bastiana
contraria anche qui. Ma l’unico giallo che mi ha fatto cambiare idea sui gialli
è un giallo che poi non è neanche un giallo canonico (che poi forse è per
questo che mi è piaciuto, sarebbe anche facile da dedurre), cioè per la critica
forse è quello che si dice un giallo suis
generis. E per farla breve è un capolavoro e pace, “Quer pasticciaccio
brutto di via Merulana”. Poi adesso che ci penso mi è venuto in mente che c’è
anche un altro giallo che avevo letto tipo a dieci undici o dodici anni e che
il titolo me lo ricordo ancora per cui mi era piaciuto, insomma. “La morte
arriva per posta”. Mi ricordo anche un po’ la trama e la copertina. Comunque
poi non c’è stato feeling
con i gialli. Per la verità neanche con i romanzi rosa. Forse i colori abbinati
alla letteratura non fanno per me, non saprei.
Allora di solito passo veloce in prossimità
del reparto gialli. Anche fantasy thriller vampiri alieni di solito ci passo
davanti senza fermarmi. – Devo dire una cosa che c’entra poco e niente: un paio
di settimane fa ho preso un libro in biblioteca che, stranamente, era
etichettato come thriller. Mi son chiesta anche il motivo perché dentro di me
non avevo proprio ipotizzato che potesse mai trattarsi di un thriller. Comunque
poi l’ho letto e difatti per me del thriller c’aveva solo l’etichetta piazzata
da qualche d’uno più o meno a caso –. Dev’essere che in me scatta qualcosa davanti
alle catalogazioni. Un po’ come la faccenda degli -ismi (Positivismo, Romanticismo,
Pessimismo, Decadentismo e così via andando sempre in peggio fino a finire a
Ottimismo che è un male di vivere) che studi al liceo per poi sentirti dire che
è una cazzata all’università. Io devo aver sposato la tesi dell’università
inconsciamente già da prima, suppongo. Così se trovavo una targhetta sopra a
fianco o davanti a uno scaffale lo evitavo, bo non saprei.
Invece poi passo per bene in rassegna la
narrativa e la poesia. Che poi la poesia si fa presto. Può anche essere del
tutto missing mentre se c’è, il reparto poesia, in genere son poche mensole che
includono tutto, dal latino alla nostrana alla mondiale di tutti i secoli dei
secoli amen. E la cosa è pure strana perché noi, intendo noi Italiani, nasciamo
poeti. E – purtroppo – c’è un momento della vita che tutti abbiamo scritto
almeno una poesia, un verso, una cazzo di rima, per dio, tutti l’abbiamo
scritta! E c’è almeno un giorno della nostra esistenza che tutti ci siamo
sentiti poeta. Eppure gli scaffali poetici non sono qui a testimoniarlo. – Per certi
versi (ahah) è anche un bene. Che alcuni di noi è proprio meglio che non si
sentano poeti. E manco prosatori. Comunque pare che oramai tutti si possa
parlare o, peggio ancora, scrivere... le parole sono proprio troppo,
abusivamente, democratiche. –
Ultimamente, sempre che esista, mi soffermo
un po’ anche dai fumetti (ancora più bistrattati della poesia). Poi mi faccio
anche un giretto nella zona kids. Mi piace e mi vengono i ricordi belli.
Certo poi alla fine vado alla cassa. Sono
felice, ho i miei libri in mano (o il mio libro se è uno, chiaramente). Ora: perché
tu che li vendi, ’sti libri, devi avere quella faccia da culo lì? Dico, manco
avessi comprato la roba di Volo, Moccia, calciatori cuochi show-women, le sfumature
gialle rosse e verdone... Sto comprando un libro che tu che lavori in libreria,
per dio, devi sapere cosa c’è dentro, devi sapere che è LIBRO e non poltiglia di cellulosa scarabocchiata. Non dico che
devi farmi i complimenti per la scelta (non penso che ci crederei), ma DEVI
farmi un sorriso... cazzo, potresti augurarmi buona lettura! Invece te ne stai
lì col tuo muso, batti uno scontrino, ti giri a dire una roba a quell’altra tua
collega, mi allunghi il resto senza manco guardarmi in faccia. E non siamo in
una mega libreria del centro di Milano Roma Torino. Non sei una cazzo di
addetta alla cassa che tanto valeva lavorare al supermercato. Siamo in una
piccola libreria di un piccolo centro. Voglio uscire di lì col mio bottino e il
mio stato di gioia. Con 32 denti in vista e le rughe intorno alla bocca. Voglio
che tu mi chieda se mi serve una busta ecologica, capito? Io non posso mettere
il libro in borsa che mi si rovina tutto.