Chissà
se i giorni della merla esistono in tutta Italia. Un po' meno di due settimane fa (che
erano appunto i giorni della merla – l’ho appena scoperto, ma questo si capirà
più avanti nel corso della storia –) me lo ripeteva sempre la mamma che sua
figlia la aiuto a fare i compiti. Arrivavo e sulla porta mi diceva «Mamma mia,
Ely – mi chiama così, il perché devo ancora capirlo, che me mi sembra tanto il
diminutivo di Elisa, non di Eleonora, che poi, Elisa dico, tra l’altro, sarebbe mia cugina, ma la mamma della
figlia che la aiuto a studiare mica lo sa e comunque mi chiama Ely, con la ‘y’
proprio finale, perché quando mi paga mi mette i soldi in una busta che sopra c’è
scritto Eleonora di solito, ma invece
l’ultima volta c’era scritto Ely anzi
Elly con una
‘l’ in più aggiunta dopo dalla bimba che invece lei mi chiama Elly con due ‘l’,
ma sempre con la ‘y’ finale come attestano i numerosi messaggini che mi manda
sul cellulare facendomi venire il nervoso ma questo non è bello da parte mia,
cioè che mi venga il nervoso, perché credo che la bimba che la aiuto coi compiti
non abbia molte amiche e forse crede che io sia un po’ sua amica e allora io
provo a non farmi più venire i due minuti quando mi manda 10 messaggi in fila –,
che freddo, sono proprio i giorni della merla!» mi diceva la mamma che sua figlia la aiuto a studiare quando ero sulla porta di casa sua più o meno due settimane fa. E bisogna dire che questa
signora è ceca (non cIeca, con la ‘i’, ma ceca, senza ‘i’, cioè della
Repubblica Ceca). Allora insomma mi sono detta che sicuramente è un modo di
dire che ha sentito da suo marito (che è italiano) che tra l’altro quelle volte
che l’ho visto quando arriva a casa dopo il lavoro – che spesso io e
la bambina stiamo ancora facendo i compiti perché lei non è proprio veloce ma
anche qui non voglio essere insensibile, dico solo che insomma non è Copernico
e, se per questo, neanche Tolomeo che pure se aveva detto che la Terra era al
centro dell’universo, comunque ne aveva dimostrata di fantasia e di spirito
antropocentrico! –, dicevo, quelle volte che arriva a casa il marito, che sua
moglie è ceca e la loro figlia la aiuto a studiare, quell’uomo lì tutte le
volte che lo vedo mi dà sempre l’impressione di essere uno di quelli che parla
tutto il tempo per modi di dire e proverbi e la Irma lo diceva sempre e mio
nonno non aveva tante balle – però che tutte queste cose le dice in
dialetto. Per cui la storia dei giorni della merla molto probabilmente non è
paneuropea. Molto probabilmente il padre della bambina l’avrà ripetuta in
continuazione finché la moglie nonché madre della bambina che la aiuto a
fare i compiti l’avrà ripetuta a me. Allora mi rimane il mio dubbio circa i confini
geografici di questa diceria della merla. Tutta Italia o solo qui in zona – che
poi sarebbe la bassa reggiana –? Eeh lo so anch’io che ci sono dubbi ben più
grossi, o più gravi, o esistenziali, o amletici, o che dir si voglia, ma me
stasera – che adesso sono le undici e mezza – m'è toccato questo. E non è che
non ci dormirò stanotte, però mi è venuto da pensarci, ecco. Può anche essere
che se lo chiedo a Google in breve svelerò l’arcano. Solo che adesso mi è
venuto in mente che volevo dire un’altra cosa. Cioè sempre sui giorni della
merla, però un’altra cosa che non riguarda l’Italia e se i giorni della merla
esistono in tutta Italia o solo a Reggio Emilia e provincia. Infatti volevo
dire che io ho sentito parlare di questi giorni della merla fin da quando ero
molto piccola. E ero piccola davvero perché mi ricordo che mio nonno dava l’annuncio
che erano arrivati i dì d’la merla e
io capivo che erano arrivati i dì d’la
merda. Mi è rimasto impresso proprio perché mi sembrava una roba
impossibile che mio nonno dicesse merda
così serenamente, senza un apparente motivo o senza un contesto logico. I giorni della merda. Ero piccola ma che
qualcosa non funzionasse ci arrivavo. Allora chiedevo di ripetere e tornavo a
capire che erano arrivati i dì d’la merda.
Dopo smettevo di chiedere che non volevo fare quella che non capisce mai il
dialetto e trotterellavo via non so con quale espressione, non ricordo. Poi dopo
non so a che età ho capito che si trattava di merla e non di merda. Fatto
sta che l’ho capito e insieme devo aver recepito anche che si tratta dei giorni
più freddi dell’anno. Quelli che è bello avere un camino. O un Woolrich. O
bersi una bottiglia di vino. Quelli che l’amore non basta come termosifone.
Eccetera. Il fatto è che non mi ricordavo mai quando fossero ’sti giorni. Ok d’inverno,
ma quando di preciso? Qualcuno – in questo caso la mamma della bimba che la
aiuto a fare i compiti – me li annuncia ogni anno – purtroppo mio nonno non più
perché è morto ma comunque lo penso spesso lo stesso – ma puntuale l’anno dopo
non mi ricordo quando devono arrivare di preciso. Per cui i giorni della merla
sono un momento imprecisato dell’inverno, quello più freddo, che quando arriva
c’è sempre una voce – non più quella di mio nonno che purtroppo è morto ma
comunque gli voglio un gran bene lo stesso e lo penso direi tutti i giorni –
che dice che siamo nei giorni della merla. Finora. Stasera infatti ho scoperto
la storia dei giorni della merla. E dunque un modo infallibile per ricordarmi
sempre – per tutti i prossimi venturi anni finché non morirò o finché non
sopraggiungerà la demenza senile o qualche altra brutta malattia per cui si
perdono le facoltà mentali – dicevo, per ricordarmi sempre quando sono di
preciso i dì d’la merla (e non d’la merda). Allora c’è questa leggenda
che dice che i merli erano in origine tutti bianci – che tra l’altro esiste
davvero anche il merlo bianco, becco iride e zampe rosa, solo che è raro –. Tra
tutti gli antenati bianchi dei merli, però, c’era una volta questa famiglia fatta
da papà merlo, mamma merlo, e tre figlioletti merli. Alla fine di Gennaio – che
la leggenda dice che finché i merli eran bianchi Gennaio c’aveva solo 28 giorni
–, c’era il sole e papà merlo decide che è il momento giusto per andare a far
provviste. Intanto che papà merlo è fuori, mamma merlo esce dal nido tutta gaia
cantando perché c’è il sole. E canta che ti canta mamma merlo si fa beffe di
Gennaio che ormai è finito insieme alle sue giornate fredde. Allora Gennaio se
la prende e chiede a Febbraio tre dei sui giorni. Manco a dirlo Febbraio
accetta e bam! Gennaio ne ha 31 – di giorni
– e Febbraio 28. Dei suoi nuovi giorni Gennaio ne fa una ghiacciaia: manda la
temperatura sotto zero, la neve e il gelo. Allora mamma merlo – papà merlo è
ancora in giro a cercar cibo – vede del fumo che esce da un camino e decide di
trasferirsi sul comignolo coi tre merletti. Il fumo giustamente annerisce le
loro penne e da quel momento i merli sono neri. Oltre che sempre da quel momento Gennaio ha 31 giorni
e i suoi ultimi tre sono i più freddi dell’anno e sono chiamati i giorni della
merla.
I giorni della merla, io ne sentivo sempre parlare dalla mia vicina di casa, finalmente ora conosco la leggenda dei tre giorni della merla!
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